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L’indipendenza economica delle donne per arginare la sopraffazione maschile
“L’indipendenza economica rappresenta la strada maestra per aiutare le donne a liberarsi dalla sottomissione maschile. Più una donna è economicamente autonoma, più è libera e più avrà la forza per dire basta alle varie forme di violenza e di prevaricazione che può subire da un marito, da un fidanzato, da un compagno violento”. Lo ha detto Mara Carfagna intervenendo alla tavola rotonda “Uguale per tutte-Il contrasto alla violenza di genere tra interventi normativi e cambiamenti culturali” organizzato dallo studio legale Gianni & Origoni con l’intento di lanciare un progetto di lungo periodo contro le varie forme di violenza sulle donne. La deputata e presidente di Azione, è da sempre particolarmente sensibile e attenta a questa tematica. Madrina della legge contro lo stalking e promotrice della campagna “Non è normale che sia normale”, nel corso dell’attuale legislatura Mara Carfagna, presentando un’apposita proposta di legge, ha prestato enorme attenzione proprio alla violenza economica, una modalità estremamente subdola attraverso la quale, all’interno del nucleo domestico, gli uomini esercitano il controllo sulle donne. “La nostra proposta di legge – ha spiegato nel corso del dibattito presso gli uffici romani di Gop -prevede l’incremento del reddito di libertà fino a mille euro al mese, sgravi contributivi per chi assume donne vittime di violenza e sgravi contributivi totali per le donne assunte, un aumento dell’assegno unico e universale per i figli a carico, modifiche al programma nazionale per la garanzia di occupabilità dei lavoratori e l’adozione di linee guida per l’inserimento lavorativo delle donne vittime di violenza di genere”. Senza contare che circa la metà delle donne che esce da una situazione nella quale è stata vittima di violenza di qualsiasi tipo non è economicamente sufficiente. Un ulteriore elemento che evidenzia il nesso tra il dramma della violenza sulle donne e il problema della disuguaglianza di genere, entrambi fenomeni che determinano rilevanti e profondi risvolti sia sociali che economici. Come ha detto ancora Carfagna, “in Italia le donne sono purtroppo ancora fortemente penalizzate: lavora solo una donna su due, al Sud addirittura una su tre; una su cinque lascia il posto dopo la nascita del primo figlio per l’impossibilità di conciliare carriera e famiglia; solo il 63% ha un reddito autonomo e quasi un quarto non ha un conto corrente personale. In queste condizioni è difficile affrancarsi da forme di sottomissione”.