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Meno prestiti e sempre più piccoli, la Bce inguaia le imprese
Sempre meno prestiti e sempre di minor importo. I dati Crif, nel primo trimestre 2024, restituiscono la dimensione del disastro della politica ultrarigorista della Bce sui tassi. L’Osservatorio sulle imprese di Crif Ratings, infatti, ha riferito che, da gennaio a marzo scorsi, i finanziamenti alle imprese sono letteralmente crollati del 7,5%. E, come è facilmente intuibile, a pagare lo scotto sono, per lo più, le piccole e medie imprese. Il calo minore, infatti, lo fanno segnare le imprese di capitali (-5,9%) mentre le ditte individuali hanno visto assottigliarsi le proprie linee di credito addirittura del 9% (per la precisione dell’8,9%) mentre le società di persone hanno segnato un -6,6%. Per gli analisti di Crif Ratings i trend negativi per quanto riguarda il credito e i finanziamenti continuano a scontare il permanere di tassi di interessi elevati. E ci vorrà ancora un (bel) po’ prima di poter apprezzare gli effetti del taglio di giugno da 25 punti base. Che, a luglio, non sarà seguito, con ogni probabilità, da un altro sconto. Già, perché la riunione indetta per il 18 luglio prossimo del board della Bce, a differenza di quanto auspicato da voci pur autorevoli della finanza europea, con ogni probabilità deciderà di lasciare i tassi al livello del mese precedente. Il capo economista Philip Lane, a proposito, è stato fin troppo chiaro. E ha spiegato che appare davvero “poco realistica” l’ipotesi. Anche se i dati sull’inflazione appaiono buoni. Al massimo se ne parlerà a settembre. Forse. Intanto, per le imprese, con sempre meno prestiti concessi, finanziarsi diventa sempre più difficile. E senza soldi mantenere produzione e, soprattutto, posti di lavoro, si fa lavoro sempre più arduo.