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Violenza sessuale in Sudan: una piaga in piena guerra
Dall’inizio del conflitto in Sudan nell’aprile 2023, i paramilitari delle Forze di supporto rapido (RSF) sono accusati di aver commesso più di 500 stupri. Sulaima Ishaq al-Khalifa, funzionaria governativa incaricata di combattere la violenza contro le donne, ha rivelato che tra aprile 2023 e dicembre 2024 sono stati documentati 554 casi di stupro. Ha però chiarito che questa cifra rappresenta solo una piccola parte della violenza reale, sottolineando che è stato segnalato solo il 2% degli attacchi.
Aree isolate e difficoltà di comunicazione rendono la registrazione della violenza ancora più complessa. Inoltre, la paura dello stigma impedisce a molte vittime di denunciare questi atti atroci. In risposta a questa ondata di violenza, le autorità hanno autorizzato 36 aborti tra settembre 2023 e aprile 2024 per vittime di stupro, in diverse regioni colpite dalla guerra.
Il conflitto tra l’esercito sudanese e il leader paramilitare Mohamed Hamdane Daglo dura da più di 20 mesi, facendo precipitare il Paese in una delle peggiori crisi umanitarie attuali. Secondo le Nazioni Unite, le RSF sono responsabili della maggior parte delle violenze sessuali, compresi atti di schiavitù sessuale e rapimenti.
Questa drammatica situazione è vista come una forma di genocidio da alcuni osservatori internazionali, tra cui il segretario di Stato americano Antony Blinken. La guerra in Sudan ha aggravato la sofferenza delle donne, che già affrontano violenze estreme in un contesto di totale devastazione.