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Cresce l’attesa per l’interrogatorio di Toti
L’interrogatorio di Giovanni Toti ai pm genovesi si svolgerà con ogni probabilità solamente la prossima settimana. L’incontro con i magistrati, richiesto dall’avvocato del governatore, Stefano Savi, e annunciato già appena dopo l’interrogatorio di garanzia con il gip Paola Maggioni nel corso del quale il presidente della Regione Liguria si è avvalso della facoltà di non rispondere, segnerà un vero e proprio giro di boa per il destino della giunta e le sorti della consiliatura, la cui scadenza naturale cadrebbe solo nel 2025. Un appuntamento rispetto al quale c’è grande attesa, perché quanto dichiarerà Giovanni Toti in merito all’accusa di corruzione avanzata nei suoi confronti sarà fondamentale sia dal punto di vista politico che per quanto riguarda un’eventuale revoca degli arresti domiciliari che sarà chiesta già al gip dopo l’interrogatorio. Qualora lo stop delle misure cautelari a cui il governatore è sottoposto da martedì della scorsa settimana non dovesse essere accordato dal giudice, si aprirà poi la partita presso il Tribunale del Riesame. Certo, questo comporterebbe un allungarsi delle tempistiche che ovviamente non aiuterebbe la maggioranza, tanto più alla luce della campagna elettorale per le europee. Nonostante ciò, il parlamentare europeo di Fratelli d’Italia Nicola Procaccini ha spiegato come “la mia sensazione è che bisogna aspettare un primo vaglio che è quello del Tribunale del Riesame. Solitamente il Tribunale del Riesame già entra nel merito e secondo me quello sarà il primo crocevia per capire se questa inchiesta sta in piedi o no, o meglio se sta in piedi relativamente al Governatore Toti”. Anche il vicepremier e leader di Forza Italia, Antonio Tajani, sposa la linea attendista: “Ora aspettiamo l’inchiesta e vediamo cosa succede” dice il titolare della Farnesina, sottolineando però l’esigenza che nel frattempo l’attività amministrativa della Regione non si fermi e come “le opere devono andare avanti perché non si può aspettare l’ultimo grado di giudizio tenendo tutto fermo”. Lo stesso refrain dell’altro vicepremier, Matteo Salvini, che fin da quando è scoppiata l’inchiesta insiste su questa necessità. Dall’opposizone però si continua a chiedere un passo indietro di Toti su cui insistono sia Giuseppe Conte che Elly Schlein, mentre per Carlo Calenda una riflessione sull’effettiva possibilità che il governatore possa restare in sella nonostante le forti limitazioni cui è soggetto tocca alla maggioranza.