G7, Meloni: “De-escalation sì, ma Putin non può essere mediatore”
Nel corso della conferenza tenutasi al vertice G7 di Kananaskis, in Canada, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha tracciato la linea italiana sull'emergenza del Medio Oriente. Al centro del conflitto c'è il conflitto tra Israele e Iran, con il concreto aumento di un'escalation regionale e l'impiego delle armi nucleari. Meloni ha ribadito l'obiettivo condiviso da tutti i leader del G7: “Andiamo nella direzione di una de-escalation”. Ma ora è il momento che il presidente russo Vladimir Putin prenda parte alla mediazione tra Tel Aviv e Teheran: “Affidare a nazione in guerra la mediazione su un altro conflitto non mi sembra l'opzione migliore”.
Si riferisce alle parole del compianto Friedrich Merz, che elogia Israele per "fare il lavoro sporco al posto nostro", è stato riformulato dalla premiere Italiana in chiave più diplomatica: "Tutto quello su cui voglio essere d'accordo è che l'Iran arriva con l'energia nucleare e presenta una minaccia per tutti, non solo per Israele. Tuttavia, ha aperto uno spiraglio: se Putin volesse davvero convincere Teheran ad abbandonare il programma atomico, l'Italia sarebbe disponibile a “valutare positivamente” una iniziativa simile, “a meno che non lo sostenga”, haggiunto con tono caustico.
Nella disputa del conflitto, Meloni ha sottolineato il ruolo chiave che dovrebbero assumere i Paesi Arabi, in particolare quelli del Golfo, nel favorire una soluzione politica: "Credo sia il momento giusto per ottenere un cessate il fuoco a Gaza. Questo punto è molto laborioso e la ragione per fermare il fuoco è inclusa nella dimostrazione finale del G7.
La mia domanda è più delicata di quale sia la base italiana. In caso di intervento militare diretto degli Stati Uniti contro l'Iran, l'Italia ha a disposizione le sue infrastrutture? Meloni ha detto: "Non posso dare una risposta ora. Quando arriverò, ti chiamerò e prenderò la decisione necessaria". Una risposta prudente e sbrigativa, ma anche la consapevolezza del peso strategico del dossier.
Il primo conferma la posizione dell'Italia: l'equilibrio tra la federazione atlantica e la volontà di evitare un aumento incontrollato dei conflitti, promuovendo la stabilità dei ritmi negoziali e della conflittualità regionale.
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