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Wiz dice no all’offerta da 23 miliardi di Google
L’affare del secolo non si farà, almeno per ora: Wiz dice no alla maxi offerta da 23 miliardi di dollari avanzata da Google. La società di cybersicurezza nata in Israele e che oggi ha sede a New York ha risposto picche alla proposta di Mountain View. Che, così, avrebbe portato a segno l’acquisizione più onerosa della sua storia. Il gran rifiuto è in un memo interno, una sorta di “circolare” sottoscritta dall’amministratore delegato della start-up Assaf Rappaport e “visionata” da Reuters, che ha spiegato ai dipendenti di non voler accettare la proposta “indecente” con cui Alphabet, la holding di Google, avrebbe voluto dare scacco alle concorrenti sul fronte caldissimo del Cloud. “Dire di no a offerte del genere è dura ma mi sento sicuro di poter fare questa scelta”, ha scritto Rappaport che ha confermato l’idea di procedere con un’Ipo e puntare al miliardo di fatturato. Nessuna delle due aziende coinvolte nell’affare, che sarebbe saltato, ha commentato ufficialmente né le trattative né il loro naufragio. Per Google, comunque, rimane uno smacco: l’acquisizione di Wiz, a un prezzo doppio rispetto alla valutazione da dodici miliardi di dollari dell’azienda israeliana, sarebbe stata strategica per Mountain View che sta puntando forte sul settore del business cloud che, solo nell’ultimo anno, ha portato ad Alphabet ricavi per 33 miliardi di dollari. Tutto da rifare, almeno per ora. Tuttavia una notizia, più o meno positiva c’è. L’ipotesi di acquisizione aveva già innescato un dibattito politico, negli Stati Uniti, sulla concentrazione di aziende. Riportando d’attualità il grande tema legato al mercato digitale, ricchissimo e più che strategico (come ha dimostrato l’incidente di Crowdstrike nel fine settimana difficile che ci siamo lasciati alle spalle) sempre più dominato da pochissimi attori.